FILELLENISMO E CRISI DELLA GRECIA
Intervento del
Presidente della Società Filellenica Italiana
al Convegno su
“Ellenismo e Filellenismo in Italia: da Santorre di Santarosa ai giorni nostri”
Pavia, 20 marzo
2016-03-22
Organizzato dall’Associazione Culturale
IL PARTENONE –
Amici della cultura Ellenica &
Collegio L.Valla
Buonasera a tutti i presenti.
Tengo per prima cosa a congratularmi con Andrianos
Mitsiopoulos e con gli organizzatori di questo interessantissimo convegno; con
i relatori che mi hanno preceduto per l’altissimo livello dei loro interventi;
con i presenti che, nonostante si discuta da ormai circa due ore, hanno tenuto
desta la soglia dell’attenzione così a lungo, evidentemente perché molto interessati
e coinvolti dal tema.
L’Associazione che presiedo a livello nazionale nasce, nel marzo del
2014, con lo scopo di promuovere la cultura ellenica, favorendo la
consapevolezza, soprattutto da parte delle giovani generazioni, del debito
fondamentale che la civiltà occidentale ed il mondo intero hanno nei confronti
della Grecia.
Perché nasce la Società Filellenica nel 2014…
Nasce come coronamento di un percorso iniziato con la costituzione del
coordinamento dei “Sindaci for Greece”, cioè di Amministratori locali italiani che
hanno espresso concretamente a partire dal 2012 la propria solidarietà, nei
difficili, e ahimè non superati, anni della crisi economica, che ha colpito
così duramente la Grecia.
In questo senso, posso convenire con Aldo Pirola, moderatore
dell’incontro odierno, sull’idea che il Filellenismo sia una “dimensione dell’anima”, che accomuna
intellettuali affascinati dell’indiscutibile profondità, talora inesplorata,
della civiltà ellenica; esso però da coscienza diffusa si trasforma in un vero
e proprio “movimento” nei momenti di difficoltà che incontra la Grecia.
Devo, inoltre, aggiungere, come premessa che svilupperò in questo breve
intervento, che in Italia il Filellenismo è indotto anche da altri due fattori:
un destino parallelo delle nostre Nazioni; una significativa presenza della
diaspora ellenica, che lo ha da sempre alimentato e sostenuto.
Ma procediamo per gradi.
E’ inutile rappresentare ad un
uditorio così qualificato cosa abbia rappresentato l’Ellade per la cultura occidentale. Tengo però a
rimarcare che troppo spesso si ha nel nostro Paese l’idea di una Grecia
classica che termina con Alessandro Magno e nulla abbia più espresso di
significativo da allora … Viceversa questo Popolo straordinario ha una
prolificità che ha generato ancora per secoli e tutt’oggi continua a produrre
cose mirabili. Mi colpiva molto, in questi giorni, la lettura di un passo di
Giacomo Leopardi, tratto dal "Discorso in
proposito di una orazione greca di Giorgio Gemisto Pletone": "Veramente è cosa mirabile questa nazione
greca, che per ispazio dintorno a ventiquattro secoli, senza alcuno intervallo,
fu nella civiltà e nelle lettere, il più del tempo, sovrana e senza pari al
mondo, non mai superata: conquistando, propagò l'una e l'altre nell'Asia e
nell'Affrica; conquistata, le comunicò agli altri popoli dell' Europa. E in
tredici secoli, le mantenne per lo più fiorite,
sempre quasi incorrotte; per gli altri undici, le conservò essa sola nel mondo
barbaro, o dimentico di ogni buona dottrina. Fu spettacolo nuovo, nel tempo
delle Crociate, alle nazioni europee: gente polita, letterata, abitatrice di
città romorose, ampie, splendide per templi, per piazze, per palagi magnifici,
per opere egregie d'arti di ogni maniera; a genti rozze, senza sentore di
lettere, abitatrici di torri, di ville, di montagne; quasi salvatiche e
inumane. All'ultimo, già vicina a sottentrare ad un giogo barbaro, e perdere il
nome, e, per dir così, la vita, parve che a modo di una fiamma, spegnendosi,
gittasse una maggior luce: produsse ingegni nobilissimi, degni di molto
migliori tempi; e caduta, fuggendo dalla sua rovina molti di essi a diverse
parti, un'altra volta fu all'Europa, e però al mondo, maestra di civiltà e di
lettere". Da questa pagina
leopardiana emerge l’idea di una lunghissima continuità culturale ed, in
particolare, di una età bizantina tutt’altro che negativa, come invece ci hanno
indotto a credere, ad esempio connotando negativamente il termine
“bizantinismo” o l’aggettivo “bizantino”, alludendo al perdersi in questioni e in sottigliezze
eccessive (con riferimento alle controversie teologiche frequenti nel mondo
bizantino) ovvero in vane complicazioni burocratiche …
Peraltro, se è indubbio che in oltre quattro secoli di
dominazione ottomana l’Ellade sia stata sottoposta a “giogo barbaro”, perdendo – come scrive Leopardi - “il nome, e, per dir così, la vita”, non si può non rilevare come
questa straordinaria cultura sia riuscita a conservarsi nella lingua, nella
religione, nelle tradizioni, approdando alla contemporaneità con una forza ed
una identità che Le consentono di confrontarsi fra le Nazioni d’Europa almeno
alla pari, con altre Nazioni più fortunate, che ininterrottamente hanno, dal
medioevo ad oggi, conservato la propria integrità territoriale. E la lettura, solo fra i poeti, di
Constantino Cavafis, Giorgos Seferis, Odysseas
Elytīs, Kostis Palamas, Ghiannis Ritsos, per citarne solo alcuni, conferma
questa vitalità culturale unica e certamente giammai esauritasi.
Ma se il vigore incomparabile
della grecità ha alimentato ed alimenta il filellenismo come “dimensione
dell’anima”, è parimenti e storicamente provato che esso diventi “movimento”, cioè accomuni
intellettuali, soprattutto europei, e li spinga a creare cenobi, ma anche ad
azioni concrete, fino ad atti eroici come avvenuto nel diciannovesimo secolo con
Santorre di Santarosa o Lord Byron, quando
la Grecia è in difficoltà.
Non a caso, se si consulta l’Enciclopedia
Treccani alla parola Filellenismo si legge “movimento che nell’Europa romantica
dell’inizio del diciannovesimo secolo cercò di favorire i Greci in lotta per
ottenere l’indipendenza dal dominio ottomano”. Se, però, è indubbio che il
Filellenismo ottocentesco abbia rappresentato un momento di peculiare
intensità, nel quale filelleni europei sono arrivati al sacrificio della
propria vita per sostenere la liberazione della Grecia dall’oppressione turca,
non può certo escludersi che nella storia vi siano stati altri periodi nei
quali si sono apertamente sviluppati movimenti culturali e politici ispirati
all’Ellade e pronti a sostenere la Grecia in difficoltà. Una brave e superficiale valutazione della
storia del filellenismo lo dimostra, a partire dalla nascita del “Circolo degli
Scipioni”, che riunì nobili romani come Gaio Lelio, Scipione Emiliano, Furio
Filo alla metà del II secolo a.C., in coincidenza con uno dei momenti più bui
della storia greca, allorché si ebbe, ad esempio, nel 146 a.C. la distruzione
da parte dei Romani di Corinto e delle mura di molte città. Questo movimento
apre poi ad una fase in cui il filellenismo diventa una sorta di “religione di
Stato”, sotto imperatori come Nerone, Adriano, Antonino Pio, fino a connotare la stessa identità romana
nei secoli successivi: se vogliamo lo stesso modello imperiale romano è
influenzato chiaramente dalle monarchie ellenistiche…
Ebbene, sono convinto che i tempi siano maturi per una nuova stagione
di filellenismo militante, alla luce delle gravissime difficoltà in cui si
dibatte oggi la Grecia.
Non nascondo che anche il mio impegno
personale è nato dalla considerazione dello stato di isolamento politico in
cui si era venuta a trovare la Grecia dopo l’inizio della crisi economica. Nella lettera del 16 febbraio 2012, scritta da
Sindaco di Cava de’ Tirreni[1]
alle Istituzioni Europee, riferii: “C’è
un Popolo in Europa che dice di non avere fratelli, di essere ανάδελφος… E in questo triste momento
della storia ha ragione: nessuno in Europa e nel mondo dimostra fratellanza per
il Popolo Greco. Eppure, la Grecia ci ha dato la filosofia e la scienza, la
poesia e la letteratura, il teatro e la musica … La Grecia ci ha dato la
civiltà. E l’Italia e l’Europa non sono suoi fratelli, ma figli”. Ma, anche nella storia del mio impegno
personale a sostegno della Grecia (che riporto non certo per autocelebrazione quanto
per esemplificare l’origine del nuovo movimento filellenico che si è raccolto
introno a me), due fattori sono stati determinanti: la consapevolezza
dell’esistenza di un destino parallelo fra la Grecia e l’Italia; una
significativa presenza della diaspora ellenica, che ha sostenuto il mio impegno
e senza la quale, con ogni probabilità, esso si sarebbe trasformato in breve in
uno slancio, magari generoso, destinato però ben presto ad esaurirsi[2].
Un destino parallelo fra le nostre Nazioni: entrambe culle di civiltà; entrambe
connotate nel diciannovesimo secolo da movimenti risorgimentali e irredentisti;
entrambe accomunate oggi da una insostenibilità del debito sovrano e da un
attacco malcelato di gruppi finanziari transnazionali che hanno già messo in
ginocchio la Grecia e non tarderanno a farlo con l’Italia. Ecco, posso dire che
all’origine del mio impegno filellenico, accanto a ragioni culturali e
personali ci fosse e ci sia la consapevolezza che oggi la Grecia rappresenta la
prima linea, la trincea, dove si combatte per la salvaguardia dei valori della
statualità e della socialità, fortemente messi in discussione da reti di
interessi transnazionali ormai operanti come protagonisti di una nuova
geopolitica.
Si badi, la gravità del momento che vive la Grecia, ma ciò vale anche
per l’Italia e più in generale per l’Europa, non dipende solo dalla crisi
economica, tutt’altro che superata. Vanno considerati almeno altri due fattori:
le poderose migrazioni attualmente
in atto, spinte tanto dagli scenari di guerra in medio oriente quanto dalla
povertà diffusa in Africa ed in alcune regioni asiatiche; la globalizzazione, che costituisce il
contesto in cui tutto ciò sta accadendo ma anche la causa efficiente di
ulteriori cambiamenti, in cui si impongono nuove civiltà e modelli culturali,
da quello anglosassone a quelli asiatici, mentre i nostri modelli culturali
appaiono indeboliti e recessivi …
Ebbene, alla luce di queste profonde trasformazioni urge un nuovo slancio del filellenismo, che
superi la dimensione intimistica e faccia un salto di qualità, diventando appieno
“movimento”, che sostenga gli intellettuali italiani nell’assumersi responsabilità
nei confronti tanto della Grecia quanto della propria Nazione.
In questa prospettiva reputo indispensabile che le tante espressioni di
filellenismo spontaneo che si rinvengono in varie parti della nostra Penisola,
spesso sostenute ed incoraggiate dalla diaspora greca, sappiano trovare un
momento di sintesi, quantomeno aprendosi ad una riflessione comune in un
appuntamento annuale; che analoghi processi organizzativi e di mobilitazione
siano stimolati altrove in Europa; che si lavori per valorizzare la cultura
classica, quella greca ma anche quella latina, da proporre al riconoscimento
dell’Unesco quali “Patrimonio immateriale dell’Umanità”; che si operi per
valorizzare la continuità culturale della grecità, perché la cultura ellenica
non è solo quella classica, ma anche quella bizantina e quella contemporanea;
che a tal fine si proponga alle istituzioni ministeriali italiane il
superamento della pronuncia “erasmica” del greco nelle scuole a vantaggio dell’evoluzione
linguistica, che consenta di superare quello iato fra greco antico e neogreco,
nella consapevolezza di un’unica lingua e di un’unica cultura che durano
ininterrottamente da tremila e cinquecento anni; che si celebri in tutta Italia il 20 maggio
come giornata mondiale della lingua e cultura ellenica, come proposto dalla
Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia, per
riconoscerne l’incommensurabile valore a fondamento della nostra civiltà …
Di fronte a cambiamenti epocali indotti dalla crisi economica, dalle
nuove migrazioni, dalla globalizzazione, insomma, diventa imperativo categorico
affermare la nostra identità; e la strada maestra per farlo è quella di riconoscere
il debito che abbiamo nei confronti della Grecia.
Grazie.
Prof. Marco Galdi
Presidente della Società Filellenica Italiana
[1] Città dell’Italia meridionale in provincia di
Salerno, legata alla Grecia per aver ospitato nel 1944 il Suo Governo in
esilio, prima del rientro in patria al termine della seconda guerra mondiale,
come ricorda nella poesia “Ultima tappa” Giorgos
Seferis.
[2] Ecco perché la Società Filellenica Italiana
continua ad operare in strettissima sinergia con la Federazione delle Comunità
e Confraternite Elleniche d’Italia e con i suoi Presidenti: nell’ordine
cronologico Nikos Barkas, Jannis Korinthios e Olga Nassis.
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